Don Francesco Bonifacio nasce a Pirano (Istria) il 7 settembre 1912, secondo di sette tra fratelli e sorelle; cresce in un ambiente umile ma profondamente cristiano, dove maturò la sua vocazione al sacerdozio. Nel Seminario minore di Capodistria prima e poi in quello teologico di Gorizia, si distingue per la sua bontà e per la sua pietà. Viene ordinato sacerdote nella Cattedrale di San Giusto a Trieste il 27 dicembre 1936.
Nei primi due annui, svolge il suo ministero nella cittadina costiera di Cittanova e dal 1939 è curato a Villa Gardossi, l’attuale Crassiza. Per don Francesco, gli anni della guerra e del dopoguerra sono difficili. Villa Gardossi, con le sue tante frazioni e le case sparse diventa rifugio ideale per partigiani jugoslavi. Finita la guerra l’atmosfera della curazia è radicalmente cambiata, crescenti difficoltà sono frapposte alla pratica religiosa della popolazione. Nel suo “Quaderno di memorie segrete” scrive: «Mi pare proprio impossibile di venire derubato proprio da coloro che si dicono i nostri liberatori». Di lui si parla nelle riunioni del partito comunista come di un prete scomodo da eliminare.
La triste situazione accentua la sua riflessione sulla morte: «Quando morirò? Dove morirò? Devo prepararmi in tempo». E poi si domanda: «Come mi presenterò di fronte all’eternità? Morire è la cosa più importante di questo mondo. Gesù domanda anche il sangue e la vita. Siamo in tempi difficili: siamo eroici per essere santi, fino, se occorre, al martirio». Così scrive alcuni mesi prima della sua morte. E’ forse il presagio di quanto l’attendeva? E ai giovani dell’Azione Cattolica confida: «Voglio morire martire».
Il Signore lo ha esaudito. Sull’imbrunire dell’11 settembre 1946, mentre fa ritorno da Grisignana a Villa Gardossi, dopo un incontro con un giovane confratello, don Giuseppe Rocco, che gli era caro, don Francesco Bonifacio viene arrestato da emissari della feroce polizia segreta di Tito, la famigerata OZNA, e fatto sparire per sempre. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.
«Don Francesco è un sacerdote santo, che volle testimoniare la sua fede, in tempi tristi e pavidi, Possiamo credere a chi sa morire come lui». Così scrive l’Arcivescovo Antonio Santin alla madre di don Francesco.
Dopo un lungo iter del processo canonico, il 4 ottobre 2008, nella Cattedrale di San Giusto a Trieste, la Chiesa proclama Beato don Francesco Bonifacio, martire ucciso in odium fidei.
Mario Ravalico 12/2024.