San Canziano – Ammirazione
L’ammirazione è un atto dello spirito umano; gli animali possono essere sorpresi, possono sentirsi a proprio agio, ma solo l’uomo può provare ammirazione. Possiamo dire che l’ammirazione non è solo una capacità dello spirito umano, ma anche un suo bisogno essenziale. Le persone che non si meravigliano di nulla sono povere, mentre tutti amiamo le persone capaci di ammirarsi, perché l’ammirazione è una conferma del valore di ciò che ammiriamo. Tutti amiamo chi riconosce correttamente e afferma i valori, chi sa entusiasmarsi sinceramente. L’ammirazione, a volte, ci spinge all’azione, a impegnarci per ciò che merita ammirazione e attenzione. Coltivare e orientare correttamente questa capacità può renderci persone migliori.
I bambini sono particolarmente capaci di ammirare perché il loro sguardo è puro e aperto, mentre gli adulti spesso desiderano tornare all’infanzia per riscoprire questa capacità. La natura, in modo particolare, suscita spesso la nostra ammirazione perché la merita. Tuttavia, tendiamo ad ammirarla facilmente poiché ci è familiare e concreta. Proprio per questo, molti si fermano ai bisogni fisici e, talvolta, psicologici, trascurando lo spirito perché non lo conoscono abbastanza. Per imparare ad ammirare correttamente ciò che ci circonda, dobbiamo prima conoscere integralmente noi stessi. Solo così possiamo discernere ciò che merita ammirazione.
Conoscere se stessi implica capire chi siamo e da dove veniamo, non solo fisicamente, ma anche a livello esistenziale. Da dove veniamo, allora?
Ci meravigliamo spesso della natura, che è davvero magnifica e degna di ammirazione, ma dovremmo chiederci: se il creato suscita tanta ammirazione, quanto più dovrebbe suscitarla il Creatore? Nessuno può creare qualcosa che non possieda già in qualche modo dentro di sé. Questo vale anche per noi: nel creare trasmettiamo necessariamente parte di noi stessi, dei nostri pensieri, idee, caratteristiche e capacità. Se la natura è così bella, quanto più lo è il suo Creatore.
Alla domanda da dove veniamo, possiamo rispondere chiaramente chiedendoci dove ci sentiamo a casa. Incontrando le meraviglie della natura, ci sentiamo più vicini a casa, più vicini a quella meraviglia e gioia sincera dell’infanzia, ci sentiamo di appartenere. Avvertiamo che c’è qualcosa di più grande sopra di noi che ci invita all’ammirazione.
C.S. Lewis scrive che Dio è più vicino a noi di quanto pensiamo e che, quando lo incontreremo faccia a faccia, non troveremo uno sconosciuto, ma un volto da amico che abbiamo sempre conosciuto e riconosciuto nei vari luoghi della terra, nelle situazioni della vita e nei movimenti del nostro spirito, anche se non sempre consapevolmente. Le tracce di Dio sono ovunque intorno a noi, persino nella capacità e nel bisogno stesso di ammirare.
San Canziano, a cui è dedicata questa chiesa, è uno dei tanti santi del tempo romano che hanno preferito morire piuttosto che rinunciare alla propria fede. I racconti dei santi che hanno subito il martirio spesso ci spaventano, ma raramente pensiamo che forse loro erano persone capaci di ammirazione, non solo di martirio. Forse sapevano riconoscere con il cuore ciò che noi intuiamo solo vagamente nei segni della creazione intorno a noi. Vedevano oltre ciò che vediamo noi e si rallegravano soprattutto dell’incontro con il volto amicevole di Dio, più di qualsiasi altra cosa che potesse essere loro offerta.
“Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8). Questa promessa non riguarda solo un futuro lontano, ma, grazie alla nostra apertura verso Dio, può iniziare a realizzarsi già ora. L’uomo è più di ciò che è terreno; ricordiamolo ogni volta che ci troviamo di fronte a realtà terrene degne di ammirazione.
CASCATA – Identità
Ci sono luoghi in natura che ammiriamo particolarmente per la loro bellezza, e non c’è nulla di sbagliato in questo. Già nelle prime pagine della Sacra Scrittura si afferma che Dio, durante la creazione, constatò che ogni parte della natura era buona. Tuttavia, è interessante notare che, mentre la natura è dichiarata buona, l’essere umano, al momento della creazione, è definito “molto buono” (cfr. Gen 1).
Sant’Agostino sottolinea in questo contesto che gli uomini viaggiano per ammirare le alte montagne, le immense onde del mare, i lunghi corsi dei fiumi, le vaste distese degli oceani e il movimento circolare delle stelle, ma passano accanto a sé stessi – e non si meravigliano affatto. È facile vedere la bellezza nella natura, ma a volte è molto più difficile vederla negli altri o, forse, soprattutto in noi stessi. In confronto alle meraviglie della natura, ci è difficile scorgere ciò che in noi è “molto buono” e che, secondo il giudizio di Dio, supera tutte le meraviglie della natura e dell’universo.
Questo accade perché vediamo la natura come calma, innocente e pura, mentre riconosciamo in noi stessi e nell’umanità tanti aspetti che non sono puri. Infatti, per molti aspetti oscuriamo la nostra immagine e, a causa dei nostri peccati e debolezze, abbiamo ragione di sentirci impuri. Tuttavia, anche così impuri, Dio afferma che siamo ancora più preziosi delle meraviglie della natura, tanto che vale la pena morire per noi.
È bene ricordarlo quando contempliamo luoghi particolarmente belli della natura che ci fanno sentire piccoli. Non siamo perfetti, ma ciò non cambia chi siamo. È più facile tornare alla nostra dignità, anche se l’abbiamo tradita, che vivere lontani dalla verità su noi stessi. Vivere lontani da noi stessi provoca il maggior dolore e i maggiori danni, sia a noi stessi che agli altri. Lo spirito umano ha bisogno di conoscere e vivere la verità su sé stesso. Spesso tendiamo a credere a ciò che gli altri pensano e dicono di noi. Forse è il momento di considerare ciò che il Creatore della nostra vita dice e pensa di noi.