Tutti apprezziamo le persone che hanno convinzioni solide. Tra queste, spiccano figure come il beato Francesco Bonifacio, ma anche molti altri che hanno dato la vita per le loro convinzioni. Anche al di fuori del contesto religioso, consideriamo eroi coloro che sono morti come testimoni per il bene, per qualcosa che ritenevano vero. Tuttavia, contrariamente a quanto spesso si pensa, non è stata la morte a renderli santi o eroi, ma prima di tutto la loro vita. Per morire consapevolmente per un ideale, bisogna prima viverlo; altrimenti, la morte è stata accidentale. Sappiamo che la morte del beato Francesco Bonifacio non è stata casuale, perché non lo è stata nemmeno la sua vita. Egli ha agito con uno scopo, seguendo ciò che considerava giusto, vero e degno di valore.

Il bisogno di avere convinzioni e di mantenerle è una necessità dello spirito umano. Solo l’uomo è un essere che cerca e desidera consapevolmente la verità, e rimane deluso quando non la trova o è insoddisfatto di ciò che gli viene proposto. Solo l’uomo è capace di modellare consapevolmente se stesso in relazione a una verità e di orientare la propria vita verso certi valori. Solo l’uomo valuta se la sua vita abbia senso o meno. Solo gli uomini discutono tra loro su cosa sia la verità e quale sia il cammino giusto. Il resto del mondo vivente accetta le cose così come si presentano e cambia il proprio comportamento in base alla situazione contingente.

Nel mondo pluralista di oggi, spesso è difficile trovare un accordo su cosa sia la verità, tanto che a volte ci si chiede se la verità esista davvero. Tuttavia, c’è una cosa universale: indipendentemente dalle differenze di opinioni, tutti apprezziamo una persona buona e sappiamo riconoscerla. Sappiamo descrivere una persona buona ed elencarne le qualità. La bontà sembra essere universale, e dai ricordi e dalle testimonianze, il beato Francesco Bonifacio veniva descritto proprio come una persona buona.

Ma in cosa consiste la bontà? Nel compiere con gioia i propri doveri, nella coerenza nelle piccole cose quotidiane, nel trattare gli altri con amicizia e rispetto, nella benevolenza e nella serenità. Quando incontriamo persone così, è utile osservare quali siano le loro convinzioni, da dove traggano ispirazione e quale sia la radice della loro bontà, poiché spesso facciamo esperienza dolorosa della nostra incapacità di essere davvero buoni quanto e come vorremmo, nonostante gli sforzi. In questo percorso, ogni buon esempio e consiglio ci è prezioso.

Guardando al beato Francesco Bonifacio, egli, insieme agli altri santi, affermerà che la sua ispirazione viene da Dio. Questa risposta potrebbe sembrare astratta o superficiale all’uomo moderno, che tende a percepire il concetto di Dio come astratto. Ma per i santi, Dio non era affatto astratto. San Francesco d’Assisi si rivolge a Dio con lodi: “Tu sei amore. Tu sei sapienza. Tu sei umiltà.  Tu sei pazienza. Tu sei bellezza. Tu sei sicurezza. Tu sei la pace. Tu sei gaudio e letizia. Tu sei la nostra speranza.  Tu sei giustizia. Tu sei temperanza. Tu sei ogni nostra ricchezza.”

Vediamo che la loro idea di Dio non è vuota né superficiale, e che Dio è la fonte di tutte quelle qualità che costituiscono una persona buona. Possiamo dire che per loro la verità era in Dio e che erano fermamente convinti che Dio fosse la fonte della verità e della bontà. Possiamo rispondere a ciò con scetticismo, ma non possiamo negare che le convinzioni, le parole e le opere dei santi abbiano dato frutti e lasciato un segno. E lo stesso Dio ci invita a giudicare dai frutti (cfr. Lc 6, 43).